Forme astratte – geometriche astrazioni
Questa serie, composta da trentotto opere realizzate tra il 2014 e il 2016, rappresenta una tappa fondamentale nella mia ricerca artistica. I lavori, sviluppati nei formati 70×70, 90×90 e 100×100 cm, si
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Forme astratte – geometriche astrazioni
Questa serie, composta da trentotto opere realizzate tra il 2014 e il 2016, rappresenta una tappa fondamentale nella mia ricerca artistica. I lavori, sviluppati nei formati 70x70, 90x90 e 100x100 cm, si muovono su un doppio binario: da un lato l’astrazione biomorfica, dall’altro quella geometrica. Due direzioni che non si contrappongono, ma che si integrano e rivelano la mia maniera di intendere e praticare l’arte: come spazio di tensione e dialogo, come luogo in cui l’organico e l’artificiale si incontrano e si trasformano a vicenda.
Nei titoli delle opere, così come nelle loro composizioni, emergono le tematiche che mi sono più vicine: il rispetto per la natura e la promozione della sostenibilità ecologica (Biodiversità, La natura è minacciata, Risorse naturali); la fragilità e al tempo stesso la potenza della vita (Respiro di primavera, Vita liquida); il concetto di tempo, che considero risorsa e vincolo insieme (L’arte può salvare il tempo, Afferro il mio tempo); la memoria come traccia e radice (La memoria della natura).
Attraverso queste opere ho voluto indagare l’ambivalenza del nostro presente: da un lato la sensazione di vivere in un contesto quasi apocalittico, in cui l’integrazione tra uomo e ambiente diventa difficile e precaria; dall’altro la necessità di non rifiutare il progresso, ma di orientarlo, di piegarlo verso forme più consapevoli, meno inquinanti, capaci di restituire equilibrio. Per questo ho dato spazio alla riflessione sulle energie alternative (Economia verde, Riflesso ecologico, Consumo sostenibile) e sul valore degli oggetti di scarto e residuo (Fiori residui), che nell’opera d’arte trovano nuova vita e nuova funzione.
In ogni tela ho cercato una tensione tra forma e contenuto, tra astrazione e rimando al reale. La geometria è per me una griglia, una misura, un tentativo di ordine; le forme biomorfiche sono invece apertura, vitalità, proliferazione. È nell’oscillazione tra questi due poli che si costruisce il ritmo della serie e che si riflette il mio modo di concepire l’arte: non come risposta definitiva, ma come spazio di domande, di possibilità, di trasformazioni.
In fondo, credo che queste opere parlino di una ricerca di equilibrio, tra uomo e natura, tra passato e futuro, tra materia e spirito. Un equilibrio fragile, sempre da ricostruire, ma che considero necessario per immaginare nuovi orizzonti.
Marco Angelini
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