La serie di otto opere a tecnica mista su carta Fabriano, realizzate nel 2014 e raccolte sotto il titolo Illustrazioni astratte, costituisce un ciclo di lavori in cui l’astrazione non si pone come puro esercizio formale, ma come strumento per affrontare questioni universali legate alla natura, alla memoria culturale e alle trasformazioni sociali e ambientali contemporanee. Le dimensioni uniformi dei fogli (50x70 cm) creano un ritmo visivo che favorisce la lettura del corpus come insieme coerente, pur nella varietà delle soluzioni formali e concettuali adottate.
In Circle dance l’artista evoca, attraverso un linguaggio essenziale e dinamico, un gruppo di figure che si tengono per mano formando un cerchio. È immediato il rimando alla celebre Danza di Matisse, ma l’opera va oltre la citazione, trasformandola in riflessione sul gesto collettivo, sulla comunità e sull’energia che scaturisce dalla circolarità come simbolo di continuità e interdipendenza.
Con Macchia mediterranea l’attenzione si sposta verso l’elemento vegetale, in particolare quello autoctono, che diventa paradigma di radicamento, identità e resilienza. L’opera sembra suggerire che ogni paesaggio possiede una propria voce, e che l’armonia si raggiunge solo rispettando le specie originarie, piuttosto che sostituirle con impianti estranei o artificiali.
Gatto sotto la grandine introduce una nota più drammatica: l’immagine rimanda agli eventi meteorologici estremi che sempre più frequentemente segnano le nostre vite a causa del cambiamento climatico. La figura del gatto, colto in una condizione di vulnerabilità, diventa emblema dell’intero regno animale – e dell’essere umano stesso – esposto a forze naturali che appaiono ormai fuori controllo.
In Riflessi d’inverno prevale una dimensione intimista: l’opera invita a considerare come la luce (o la sua assenza) influenzi profondamente la percezione del mondo naturale. L’inverno, con i suoi colori smorzati e i suoi silenzi, non è visto come stagione di privazione, ma come tempo di rivelazione di aspetti più segreti e introspettivi della natura.
Abeti in città e Urban forest instaurano un dialogo complementare. La prima mostra come la presenza della natura negli spazi urbani sia capace di alleggerire le tensioni emotive e visive della città, introducendo toni di verde che attenuano la durezza dei materiali artificiali. La seconda, invece, descrive la condizione opposta: foreste e paesaggi naturali inglobati dentro il tessuto metropolitano, trasformati in parchi o riserve, e dunque regolati da logiche di controllo e pianificazione che rischiano di ridurne la vitalità spontanea.
Con Intrecci di luce l’artista esplora l’astrazione geometrica, affidandosi a una trama precisa che richiama i lavori minuziosi degli artigiani del passato. Qui la luce diventa materia tessile, filo che unisce e costruisce una trama simbolica, quasi a testimoniare la continuità tra la sapienza manuale e la ricerca visiva contemporanea.
Chiude la serie Mare nostrum, opera che affronta il tema politico e geopolitico del Mediterraneo. L’espressione, tradizionalmente evocativa di appartenenza e comunanza, assume qui una valenza critica: il mare come spazio conteso, controllato da alcuni Stati, diventa simbolo delle tensioni che attraversano i nostri tempi e delle difficoltà a riconoscere il mare come bene comune, luogo di incontro e non di separazione.
Nel loro insieme, queste Illustrazioni astratte non sono semplici esercizi di stile, ma atti di interpretazione poetica e critica. Attraverso un linguaggio che oscilla tra astrazione e suggestione figurativa, l’artista costruisce una costellazione di immagini che toccano temi urgenti: dal cambiamento climatico alla memoria culturale, dalla relazione tra natura e città fino alla geopolitica dei mari. Ciò che unifica la serie è la tensione verso una visione del mondo capace di intrecciare sensibilità estetica e consapevolezza etica, invitando lo spettatore a cogliere la complessità del presente attraverso segni che sono al tempo stesso universali e intimi.
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