La serie “ah-un – tempo” nasce da un ciclo di sei opere di 50x100 cm, realizzate su polistirolo con materiali di recupero: fili di alluminio, carta fatta a mano, carta vetrata, cartone industriale, residui di gomma adesiva. Ho scelto di aggiungere, in molte di esse, uno strato di cellophane, una membrana sottile che si interpone tra dentro e fuori, tra ciò che rimane custodito e ciò che si espone al mondo.
Il titolo porta con sé il respiro. “Ah” è il primo suono che si emette alla nascita, “un” l’ultimo che ci accompagna alla morte. “Ah” è l’inspirazione che apre alla vita, “un” l’espirazione che la lascia andare. Tra questi due estremi si compie l’intera esistenza, un universo che ruota attorno a un unico respiro. Nella lingua sanscrita, ah-un significa “inizio e fine dell’universo, infinito dischiuso”: un’eco che va oltre il singolo individuo e si apre alla dimensione cosmica.
I materiali che utilizzo portano con sé storie di consumo, fragilità e resistenza. Il polistirolo, leggero e instabile, è base e corpo dell’opera. L’alluminio richiama la luce e l’energia che scorrono, la carta vetrata introduce l’idea di attrito, di ferita. La carta fatta a mano si oppone al cartone industriale, mettendo in dialogo manualità e produzione seriale. Anche la gomma adesiva, ormai residuo, conserva una memoria del suo potere di trattenere e unire.
Il cellophane, trasparente e fragile, è per me come una pelle: una soglia che separa ma non chiude, che protegge e allo stesso tempo lascia passare. È il velo del respiro, che si tende e si assottiglia, presenza precaria che definisce l’esistenza.
Con queste sei opere cerco di restituire il ritmo stesso della vita, fatto di materia consumata e di equilibri instabili, di segni che registrano il passaggio del tempo. “ah-un – tempo” è un percorso che mi permette di interrogarmi – e di invitare chi guarda a interrogarsi – sul respiro che inaugura la nostra presenza nel mondo, su quello che la conclude, e sullo spazio fragile e infinito che esiste tra i due.
Questa serie di opere mette l’accento sul respiro e sul ciclo vitale, sottolinea il legame tra il soffio vitale e i materiali di recupero che tornano a vivere, ma soprattutto gioca sul paradosso del tempo: breve come un respiro, vasto come un universo. Da qui il sottotitolo della serie “L’istante infinito”.
Marco Angelini
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