La serie Legami autonomi raccoglie quindici opere di formati diversi, che possono essere osservate come singoli lavori ma anche come accostamenti in coppia o in piccoli gruppi.
Non ho voluto sottolineare con forza i legami tra i lavori: a
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La serie Legami autonomi raccoglie quindici opere di formati diversi, che possono essere osservate come singoli lavori ma anche come accostamenti in coppia o in piccoli gruppi.
Non ho voluto sottolineare con forza i legami tra i lavori: a volte emergono dal colore, da un formato simile o da una tematica comune, altre volte restano appena percepibili o addirittura sfuggenti. Questo aspetto per me è importante: il legame non è uno strumento interpretativo vincolante, ma piuttosto un indizio, un suggerimento che lo spettatore può cogliere o anche ignorare, lasciandosi guidare dalla propria lettura personale.
In queste opere racconto mondi diversi: scene di vita, luoghi lontani, storie fantastiche in cui uomini e animali si intrecciano. Non sempre il lavoro nasce da un’idea figurativa precisa; spesso si tratta piuttosto di un gesto diretto, di un’espressione emotiva che prende forma sulla tela. A volte l’astrazione si trasforma in immagine riconoscibile: accade, ad esempio, in Pegasus, dove compare il cavallo alato, o in Donna velata, che restituisce la percezione di un volto nascosto.
Altre opere giocano con elementi del nostro presente tecnologico o culturale. In Foresta elettronica appare la tastiera di un PC, come se fosse un frammento organico di un paesaggio nuovo. In Pinocchio su pentagramma immagino un dialogo musicale tra Pinocchio e un cane, quasi una favola moderna. Israeli bat si lega invece alla memoria di un viaggio a Tel Aviv, dove vidi pipistrelli molto grandi volare in uno dei viali principali del centro città. Erano numerosi, soprattutto all’imbrunire, e quell’immagine è rimasta impressa come esperienza visiva e simbolica. Ci sono poi lavori come Etna e Bardarbunga che richiamano la forza dei vulcani.
La serie nel suo insieme non cerca un’unica direzione né un filo narrativo lineare. È piuttosto un mosaico di visioni che rimandano a mondi altri, a storie frammentate, a legami che restano autonomi: presenti ma non vincolanti, aperti a più interpretazioni.
Marco Angelini
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